S-Composizioni d'Autore
Racconto primo classificato
Mary della valle
di Luigi Maffezzoli
Più strana di come me l’avevano descritta. E anche più bella. Mary, Mary della valle. La chiamavano così. Non ne conoscevo il cognome, se ne aveva uno l’aveva smarrito da molti anni. Pochi chili di ragazza, piccola, capelli lunghissimi neri. La carnagione indiana. Una camicetta bianca con i primi due bottoni slacciati, una gonna larga che lasciava scoperte appena le caviglie. Ci avevano provato in molti a corteggiarla. Viveva sola, una discreta fortuna, si diceva, ed era questa la principale ragione dei corteggiamenti. Fortuna che doveva precedere quella sua vita solitaria e che lei aveva reinvestito nella piccola locanda Valle Felice che si trovava a 200 miglia dal primo abitato, dove in una giornata potevi al massimo incontrare uno, due camionisti di passaggio. Sabbia ed erba secca, qualche uccello di passaggio e cactus sullo sfondo: di felice quel posto non aveva niente. Con il sole che anche a maggio già bruciava il poco verde e il vento del diavolo che ti riempiva i polmoni di sabbia. E lei era lì, sola, sempre gentile a portarti il tè, o più spesso, whisky di buona qualità. Sui quaranta, ma portati bene, a parte le rughe sotto gli occhi, tracce ad indicare un’altra vita, lontana, e ferite che il tempo e il sole avevano cicatrizzato.
Mi accolse con la scopa in mano. Aprì a metà la porta.
«Qualcosa da mangiare. Dopo sei ore di deserto mi va bene anche un serpente».
«Quelli di qui sono tutti velenosi. Ma ti posso fare la migliore bistecca di tutta la valle».
«Se ci metti anche una patata ti chiederò di sposarti».
Non gradì la battuta. Mi fece segno di sedermi e andò in cucina. Dieci minuti dopo avevo davanti la mia bistecca e un piatto di patate arrosto. Si erano fatte le due, il sole implacabile suggeriva che era meglio aspettare la sera per riprendere il viaggio. Anzi, ero stanco e non avevo poi così fretta, e poi ero curioso di conoscere meglio quella piccola donna che stimolava tanto la fantasia erotica dei camionisti di passaggio.
«Hai una stanza libera? Vorrei fermarmi una notte».
«Quindici dollari, il lavabo in camera e i servizi nel corridoio. Pagamento anticipato».
La voce pacata e gentile contrastava con le parole secche che chiudevano a qualsiasi tentativo di intimità. [...]
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